Who I am

Alba Gnazi

Le parole sono una chiave e un ponte, un codice privilegiato e misterioso, un canto: leggo da quando ne ho memoria.
Ancorata alla Musica, trattengo chimere sotto le unghie e mi ricompongo nella luccicanza di gioie minute, a metà tra il surreale e la strada.
E di vagare non smetto.


venerdì 22 agosto 2014

Saudade


 Cesaria Evora (Capo Verde 1957-2011), Besame Mucho



Jan Vermeer (Delft 1632-1675), Ragazza che legge alla finestra

Sibilla Aleramo (Alessandria, 1876-Roma, 1960), Una Donna
(Ed. Bemporad, Firenze 1921)

''La mia fanciullezza fu libera e gagliarda. Risuscitarla nel ricordo, farla riscintillare dinanzi alla mia coscienza, è un vano sforzo. Rivedo la bambina ch'io ero a sei, dieci anni, ma come se l'avessi sognata. Un sogno bello, che il menomo richiamo della realtà presente può far dileguare. Una musica, fors'anche: un'armonia delicata e vibrante, e una luce che l'avvolge, e la gioia ancora grande nel ricordo.'' (incipit)

Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901), La Lavandaia 




Thomas Stearns Eliot (S.Louis, Missouri, 1888-Londra, UK, 1965)

La figlia che piange
O quam te memorem virgo...

Férmati sul piano più alto delle scale...
Appoggiati a un'anfora da giardino...
Tessi, tessi la luce del sole nei capelli...
Stringi i fiori contro di te con una sorpresa dolente...
Gettali per terra e voltati
con un risentimento fuggitivo negli occhi:
ma tessi, tessi la luce del sole nei capelli...

Così avrei voluto che lui partisse,
così avrei voluto che lei si fermasse e soffrisse,
così lui sarebbe partito
come l'anima lasci il corpo strappato e contuso,
come la mente abbandona il corpo di cui ha fatto uso.
Troverei
un modo incomparabilmente lieve e agile,
un modo che entrambi intenderemmo,
semplice  e infedele come un sorriso e una stretta di mano.

Essa si voltò, ma con la stagione autunnale
provocò la mia immaginazione molti giorni,
molti giorni e molte ore:
i capelli sulle braccia e le braccia piene di fiori.
E mi domando come sarebbero stati insieme!
Avrei perduto un gesto e una posa.
A volte queste riflessioni stupiscono ancora
la mezzanotte inquieta e il giorno che riposa.

(In Poesie 1905/1920, Newton Compton Ed., 2012)






***

Definizione di saudade da treccani.it:

saudade ‹suàë› s. f., port. [lat. solĭtas -atis «solitudine»]. – 
Sentimento di nostalgico rimpianto, di malinconia, di gusto romantico della solitudine, accompagnato da un intenso desiderio di qualcosa di assente (in quanto perduto o non ancora raggiunto). 

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